domenica 10 aprile 2011

Kavala Istanbul


Piccolo aggiornamento. Ieri sera Nora mi ha dato le coordinate per un hotel a Istanbul che conosceva. Per non perdere tempo, ho pensato di inserirle subito nel navigatore così da non doverlo fare il giorno dopo. Comincio a cercare ma il navigatore non si trova, non c’è proprio. Quel giorno eravamo Atina ed io soli in albergo. Prima di uscire la sera, il navigatore c’era. Quando sono tornato non c’era più. O io o lei. Siccome io mi conosco e so che non mi farei mai una cosa simile, penso che la colpevole possa essere solo l’Atina. La notte non riesco a dormire per il nervosismo. Girare Istanbul non è mai e poi mai possibile  senza navigatore. Il mattino mi preparo e vado a chiamarla. Lei fa la gnorri, reagisce brutalmente dicendo che lei non è stata. Io le dico che a me serve e senza non vado via, anzi, lascio il mio bagaglio in camera e vado dalla polizia. Le do 10 minuti per vedere se lo trova ma quella è un osso duro. Vado via.
La giornata è soleggiata e si viaggia bene. La Egnatia Odos è sempre poco trafficata e riesco a tenere delle medie da 100 all’ora… un fulmine vero? Comincio a vedere i primi camions con targa turca e capisco di essere sulla strada giusta. Tengo la direzione Alessandropoli e dopo poco arrivo in frontiera turca. Tre o quattro sballottamenti da un ufficio all’altro e…sono in Turchia. E’ vero che si passa anche con la carta di identità ma forse i passaggi da fare sono un po’ di più.



I soldati minacciosi altro non sono che ragazzi  simpatici che hanno voglia di conoscere e fare amicizia (nei vari blog vengono rappresentati come veterani/cannibali pronti a scannarsi col nemico greco).



Mi metto di impegno perché voglio arrivare a Istanbul di buonora. La strada è molto larga e segue il profilo dei promontori, talvolta arriva ad avere pendenze notevoli. Non è autostrada ed è praticamente sempre dritta. Si vedono i primi minareti.  L’asfalto è molto rovinato, buche profonde un po’ ovunque: meglio non avere fretta. Mi superano biker greci che viaggiano sui 150 all’ora. Il paesaggio è piatto e imbruttito dalla sporcizia presente un po’ ovunque. Tira un vento molto forte.  



Dopo un bel po’ di strada comincio a viaggiare col mare di Marmara alla mia destra. Arrivo a Kesan sul mare: è enorme. Le case sembrano tutte finite a metà. Non servono sui tetti i pannelli fotovoltaici con gli incentivi statali, basta una cisterna pitturata di nero e magia: acqua calda a volontà.




In lontananza una flotta di navi cargo.


Ai semafori non lavorano i clandestini lavatori di vetro ma...incredibilmente... i fornai!



Mentre corro mi accorgo che la moto è diventata instabile, il davanti oscilla di brutto. Quando oscilla il davanti il più delle volte c’è qualcosa dietro, e infatti testando la solidità del bauletto mi accorgo che due bulloni sono andati persi e gli altri due li stanno per seguire.


Rischiavo che il bauletto si staccasse con tutte le conseguenze per la mia vacanza e per chi mi seguiva da dietro. Trovo un meccanico che per sicurezza me ne mette 4 seri e non mi chiede nulla in cambio.
Mi rimetto in viaggio. I paesi si susseguono. Mancano 70 chilometri a Istanbul. Prima di partire ho inserito nel cellulare le cartine dei paesi che attraverserò…non si sa mai che succeda qualcosa al navigatore. Arrovellato dal pensiero di non trovare il quartiere del Sultano mi ingegno come posso fino a trovare un ottimo sostituto del GPS. Una bella innastrata di scotch ed ecco un sostegno originale Nokia (cedo il brevetto).


Arrivo a 30 Km dal centro ed inizia la periferia. Mi fermo a fotografare quello che pensavo il minareto più grande del mondo ma forse si tratta solo di ponti ripetitori.


Entrare a Istanbul è qualcosa di incredibile, costruzioni enormi e modernissime, agglomerati di grattacieli e di immobili commerciali faraonici che occupano tutto il panorama fin dove la visuale arriva, chilometro dopo chilometro. Un simile panorama urbano meriterebbe le dovute attenzioni ma io son troppo concentrato sulla strada.  Le corsie sono a tratti anche 5, ogni autista fa un proclama di autorità col suo clacson usando un linguaggio a me sconosciuto ma di sicura intimidazione. Sotto una pioggerella insistente, dopo mille code interminabili,  arrivo al Sultanahmet (Old Istanbul), Comincio a cercare con gli occhi un hotel che non sia a 12 stelle. Ne individuo uno che fa al caso mio. Mi fermo proprio dietro un’auto in panne a bordo strada. Prendo la borsa magnetica e vado alla reception. “Hallo my friend” mi dice un giovane dietro il banco.

Prendo la camera senza averla vista. Sain, il ragazzo della reception, mi dice che posso parcheggiare davanti alla porta dell’hotel. Si ma c’è un dettaglio, il marciapiede è alto 30 cm e il motorone non riesce a superare lo sbalzo. “No problem my friend” chiama il fratello minore che mi indica di seguirlo. Lui a piedi io in moto. Mi fa strada prima in mezzo alle auto e poi in mezzo alla gente in un mercato fino a compiere il periplo del caseggiato. Sain mi dice che la moto può restare lì finché l’hotel è aperto, poi la metteremo nella reception.

La cosa più importante è che si vede dalla mia camera.


Sono stanco e sinceramente sconcertato, non mi immaginavo un arrivo così poco trionfale. Do la colpa al furto del navigatore, ai bulloni svitati e alla benzina finita, ma forse è solo una scusa: Istanbul si è mostrata in tutta la sua forza sfacciata, sfacciata come le dimensioni delle bandiere nazionali che ovunque sventolano, e io… ne sono stato fagocitato. I turchi ora come allora mettono il terrore.
Sistemo la roba in camera faccio la doccia ed esco a mangiare qualcosa. Telefono alla reception per dire che il cliente precedente ha dimenticato le ciabatte ma Sain mi dice che sono in uso per me.


E ora voglio mettere alla prova la vostra arguzia. Di cosa si tratta?


A) Fontanella per assetati.
B) Vaso per fiori autoirrigante.
C) Water passivo.

Se non avete indovinato ve lo dico io.

I turchi sono tanto più avanti. Hanno inventato il water ad impatto zero. Un water che fa tutto da solo. Fa la pisciatina e se la ingolla…tu devi solo stare a guardare. 
S P E T T A C O L A R E!

Scherzi a parte, la cosa funziona ed è dotata di infallibile mira balistica.


Esco a mangiare qualcosa.1,5 lire. Poi a letto.

























3 commenti:

  1. il kebab... mi ha messo appetito.. cmq sentro tra queste righe un umore un po' basso... dal mio punto di vista sono solo dei piccoli inconvenienti... un paio di bulloni e un navigatore... non sono poi questi i piccoli particolari che possono roviare cotanto viaggio.
    da come ho visto il nacigatore è stato degbamente sostituito in degno supporto che sicuramente i nostri amici di PLM Staff sapranno aprezzare.
    Dai gira quella manetta che i pistoni del Plasticao hanno bisogno di scorrere veloci...
    e da degno motociclista ...V...

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  2. hai capito l'atina?????
    simpatica mica tanto.....ma mi associo a marco....sono solo piccoli imprevisti....se tutto filasse liscio l'avventura dove sarebbe????
    sicuramente una buona dormita ti farà bene....
    dai viaggiatore...non ti abbattere...non è da te...pensa che ci siamo noi ad aspettarti alla fine ..pronti a sfotterti un pò...ma curiosi di sentire dalla tua voce quello che ora possiamo solo leggere ed immaginare :-)
    e domani mattina appena sveglio...un bel sorriso e ..via di nuovo in sella alla tua compagna di viaggio :-)

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  3. simpatico il wc passivo, vale per tutte le dimensioni? saluti puliti
    P.S. c'è chi sostiene che serve per pulirsi il c..o. Chi ha ragione?

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