Mi alzo verso le 6:30. Il bagaglio è già pronto da ieri sera. Sono riposato e pronto a guidare per i 900 km che mi separano da Nis in Serbia. Voglio arrivare a Nis per compiere il viaggio di ritorno in due giorni. Fermarsi prima vorrebbe dire caricare di km la tappa successiva, l'ultima. Il tempo non è male anche se da est nuvoloni minacciosi mi consigliano di partire subito.
Sono attrezzato per la pioggia ma guidare con l'asfalto bagnato mi ha sempre fatto molta paura: dovrei quantomeno raddoppiare i tempi di rientro. Sain di notte è uscito a coprire la targa della moto con un ulteriore sacchetto. Non so se per la pioggia incipiente o per nascondere un potenziale obiettivo per i ladri locali del sabato sera. Saluto Sain e il
Grand Omer.
L'obiettivo di oggi è Nis in Serbia. E' un avamposto che mi permetterà l'ultimo "salto" di 1000 km. Prima però ne approfitto per fare un giro in Asia, una delle mie tappe obbligate che avevo posto all'inizio della preparazione del viaggio. La strada per uscire da Istanbul ed attraversare il Bosforo è semplice, esco dal nodo dell'albergo e tengo direzione Ankara... peccato non essere diretto lì per davvero!
Quello che sembrava un percorso breve si rivela una bella cavalcata... corro per una ventina di chilometri ma il ponte sul Bosforo, che ieri sembrava a portata di mano, sembra ancora lontano...o forse ho sbagliato strada?
Ve l'avevo promessa! Sono in Asia! Vado a bere un caffè... il mio primo in Asia.
Non posso investire troppo tempo sull'avvenimento. Prendo la prima uscita dell'autostrada e torno indietro con direzione Edirne (Tracia).
E di nuovo in Europa.
Viaggio su un' autostrada scorrevole , l'asfalto è ottimo e tengo buone medie. I nuvoloni mi inseguono da dietro ma io sono più veloce. Arrivo al rifornimento e faccio colazione... la mia preferita... l' ultima in Turchia, il mio ultimo çay.
La moto attira sempre curiosità. Io ne approfitto per qualche scatto.
Dopo questa foto l'ho presa e cavalcata per ore... ha assecondato ogni mio desiderio...
Viaggiare è piacevolissimo. Il cielo è sereno e sono in assetto perfetto. Macino i chilometri che mi separano dalla frontiera. Purtroppo le stazioni di servizio sono davvero poche... dovrò uscire per fare benzina in un paesetto di campagna.
Arrivo in frontiera. E' domenica e i camions sono fermi. 20 chilometri di fila in attesa della partenza: loro sono i veri eroi della strada.
Impegnato con lo scooter anche un venditore di pietanze che fa la spola da un camion all'altro.
Al mio passaggio tutti mi salutavano con il pollice alzato. Sono commosso.
Prima di attraversare la frontiera mi fermo a fare benzina e liberarmi delle ultime lire. Ibrahim con il figlio gestisce una pompa fatiscente. Faccio benzina da lui convinto che poi non troverò nulla: in realtà ce ne sono altre 5 ultra moderne. Ibrahim è curdo e mi invita a visitare l' Anatolia: secondo lui è il posto più bello della terra. Io ci credo.
In un baleno arrivo alla frontiera. Sto entrando nell' E.U. In lontananza vedo la bandiera Bulgara.
Passando la frontiera bisogna attraversare una barra di lavaggio a terra che spruzza disinfettante. Mi lavo completamente.
In Bulgaria, in prossimità della frontiera due camions si sono tamponati. La fila che entra in Turchia si rompe e i mezzi cominciano ad invadere la corsia del senso opposto. Non c'è più regola, ciascuno va dove crede e i due sensi di marcia si mescolano. Con un' accelerata mi allontano in fretta.
Il tempo è buono e i paesaggi selvaggi e bellissimi. Ogni 50 km una pattuglia di polizia con telelaser al lavoro.
Corro risoluto verso la mia meta e vedo a bordo strada una macchina ferma sul ciglio. Poco distante un uomo con una specie di tanica in mano che procede lentamente a piedi nella mia stessa direzione. Sarà che solo 4 giorni prima io ero nella stessa situazione, vuoi perché nel modo di camminare mi ricorda mio suocero, senza esitazione mi fermo. Lui capisce al volo, non dice nulla e sale dietro direttamente sul parafango: viaggiavo infatti con la sola sella del conducente. L'aria è fredda, lui è senza giacca e senza casco, ad ogni curva lo sento irrigidirsi e spostarsi repentinamente. Penso non sia abituato a viaggiare in moto e la cosa un po' lo spaventi. Cerco di andare il più piano possibile. Dopo 40 chilometri arriviamo ad un benzinaio.
Mi saluta con un ciao ed una stretta di mano. Io continuo a correre, mi fermo per controllare una indicazione e sento salire dalla moto odore di bruciato. Cosa succede? Scendo per guardare meglio, dalla marmitta superiore si alza fumo nero. Accidenti...il mio amico ha fatto 40 chilometri con la scarpa che poggiava sullo scappamento. Probabilmente si contorceva perché la scarpa andava a fuoco!
La strada bulgara, sui tratti non autostradali è pessima. Il traffico pesante crea buche e avvallamenti che ti fanno perdere il controllo del mezzo. Mentre tolgo una mano dal manubrio per controllare il bauletto, prendo una buca profonda che fa alzare la ruota davanti! La ruota, ritoccando terra, inizia a vibrare destra sinistra e io con una sola mano faccio fatica a tenerla dritta. Mi fermo e mi faccio il segno della croce. Passo all'esterno di Sofia. Mi sembra il prototipo della città comunista. Non riesco a fotografarla meglio.
Passo la frontiera con la Serbia. Esco dall' E.U. I controlli doganali sono sempre macchinosi.
Guidare in zona Pirot è meraviglioso. Si viaggia su una strada stretta che passa attraverso un canyon costeggiato da un torrente. Il paesaggio è mozzafiato. Fa tanto freddo, indosso la tuta antipioggia.
Il sole è al tramonto. Devo trovare alloggio prima che sia troppo buio, esco dall'autostrada a Nis e mi dirigo verso il centro. Mi aspettavo una città turistica ed invece è un grosso centro abitato: trovare alloggio richiederà più sforzo del solito, penso. Mi avvicino ad un signore che mi indica un ostello non troppo lontano. Mi dirigo lì. Lo trovo ed inizio a spogliarmi per presentarmi alla reception. Suono il campanello e attendo la risposta. Dietro a me una voce mi chiede "Sei tu il biker che cerca alloggio?". Mi volto.
Marco mi invita a seguirlo. Mi dice che conosce un ostello con parcheggio privato per la moto. Anche lui guida una custom di piccola cilindrata. Non riconosco la marca. Lo seguo fino in centro dove ci fermiamo davanti ad un ostello, lui mi dà un biglietto da visita e mi chiede di fare il suo nome al proprietario. Lo saluto frettolosamente. Ho sonno e non vedo l'ora di buttarmi a letto. Una volta in camera mi dispiace averlo liquidato in fretta. Gli invio un SMS chiedendo una foto da inserire nel blog.
E' tardi per trovare da mangiare. Mi arrangio come posso.
Conosco qualche ragazzo del bar dell' ostello dove sono l'unico ospite.
Mi insegnano a leggere i caratteri cirillici ed il serbo. Io sono uno che impara subito. Qui ad esempio c'è scritto "la colazione si serve alle 8:00".
Vado a dormire. Domani mi aspettano 1000 chilometri.